Auto in condivisione? No grazie

Auto in condivisione? No grazie. Nonostante la situazione sanitaria appaia migliorata, con contagi e ricoveri in calo, continua a soffrire il settore del car sharing che nei primi sette mesi dell’anno ha dovuto fare i conti con una flessione dei noleggi del 50 per cento dopo aver chiuso il 2020 con un drammatico -53% e una riduzione della flotta del 27%. È quanto emerge dall’analisi di Aniasa, l’Associazione che all’interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, sull’impatto della pandemia sul car sharing.

Una situazione che si spiega con la riduzione della mobilità cittadina e il massiccio ricorso allo smartworking ma non solo. Secondo Aniasa a incidere su questi numeri è anche l’assenza di una reale politica di sostegno verso l’auto condivisa. Che richiederebbe, dunque, più attenzione e misure strategiche: dall’abolizione del canone annuale per i veicoli alla riduzione al 10% dell’Iva su questi servizi, dall’inclusione nel bonus mobilità alla previsione di fondi pubblici per la promozione di piattaforme di mobilità pay-per-use. A guadagnarci sarebbero sia l’ambiente, sia il traffico.

Il report di Aniasa mostra anche come il settore stia cambiando. Diminuiscono, infatti, i noleggi in centro città e aumentano quelli in periferia. Gli utilizzi non sono più concentrati nelle ore di punta ma si distribuiscono in modo più uniforme durante la giornata.

Non manca nemmeno qualche spiraglio di luce: secondo uno studio realizzato dall’Associazione Nazionale Industria dell’Autonoleggio, della Sharing mobility e dell’Automotive digital e da Bain & Company oggi solo il 13 per cento degli italiani si dichiara timoroso nei confronti dell’auto in condivisione, percentuale che un anno fa si attestava al 54%.

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