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La crisi colpisce anche l’emissione delle patenti

28/12/2012 - Che alle nuove generazioni d'italiani l'automobile non piaccia proprio più è ormai un dato di fatto. A suffragare ciò è anche il vistoso calo nel rilascio di nuove patenti (il 62 per cento delle quali in favore di giovani sotto i 21 anni) che già nel 2011 - rispetto all'anno precedente - era stato del 19 per cento. Quest'anno, tutto fa presagire che il resoconto sarà ancora peggiore. Almeno stando a quanto rilevato dal quotidiano La Repubblica, che nelle scorse settimane ha effettuato una serie d'interviste presso alcune autoscuole, rilevando una disaffezione al 'foglio rosa' prossima al 50 per cento. Un elemento che finisce per ripercuotersi inevitabilmente anche sulla vendita di vetture, sia nuove sia usate. La crisi economica e l'aumento del 40 per cento della benzina nel corso dell'ultimo biennio, non sono però le sole cause della moria di neopatentati. Ci si mette anche il costo della patente stessa presso le scuole guida, cui una volta si rimediava effettuando l'esame da 'privatista' e facendo pratica aiutati da un genitore o da amici più grandi in possesso della patente. Il risparmio possibile con l'esame alla motorizzazione, un tempo cospicuo, è via via diminuito anche per l'introduzione di nuove regole, a partire dal maggio scorso. Secondo il Codice della strada, infatti, i patentandi sono obbligati a frequentare sei ore di guida in un'autoscuola e a presentare un ulteriore certificato medico dal costo di circa 50 euro. In più, da diversi anni è quasi impossibile sostenere la prova pratica alla motorizzazione per via di una procedura complicata, mentre si può ancora dare quella di teoria. Così, per una patente B, anche da privatista, si finisce per spendere circa 400 euro, rendendo minima la differenza di costo rispetto alle autoscuole se è vero - come dimostrato dall'indagine condotta da La Repubblica - che in alcune città del Sud la patente all'autoscuola costa solo 100 euro in più. Quanto alle bocciature in sede d'esame, la media nazionale è del 33 per cento, con punte negative al nord e positive (nel senso che i respinti sono pochissimi) in Puglia.